AGGIORNAMENTI IN ONCOLOGIA: TERAPIE ORALI INNOVATIVE INTEGRAZIONI CON LA NUTRIZIONE E CON LA SALUTE DELL’OSSO.

L’ Iniziativa è stata realizzata grazie al supporto incondizionato di: AMGEN; EPION PHARMA; NOVARTIS.

Inizio: 22-05-2021 - Fine: 25-05-2021

Chiusura iscrizioni: 22-05-2021


Formazione a distanza - Crediti ECM: 6.0


Ore previste: 4.00 – Posti disponibili: 26 – Stato corso:


Discipline e professioni:

Medico chirurgo:
Genetica medica
Medicina interna
Oncologia
Radioterapia
Chirurgia generale
Anatomia patologica
Medicina nucleare
Radiodiagnostica
Medicina generale (medici di famiglia)

Farmacista:
Farmacista pubblico del SSN
Farmacista territoriale

Infermiere:
Infermiere

Tecnico sanitario di radiologia medica:
Tecnico sanitario di radiologia medica

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Descrizione

Razionale scientifico

Per i tumori della mammella le terapie a bersaglio molecolare più utilizzate sono gli anticorpi monoclonali e gli inibitori della crescita tumorale. Il trattamento  include nuovi farmaci antitumorali mirati. Si tratta di piccole molecole che agiscono in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia tradizionale, in quanto riconoscono alcune proteine che si trovano sulla parete delle cellule tumorali o all’interno della cellula, ovvero bloccano i meccanismi con i quali le cellule si riproducono; siccome queste proteine si trovano solo in piccola parte anche sulle cellule sane, ne risulta che l’azione sia mirata verso le cellule tumorali. Questi farmaci possono causare la morte delle cellule tumorali o solamente impedirne la proliferazione. Sono stati sviluppati finora tre diversi farmaci in grado di bloccare selettivamente CDK4/6: palbociclibribociclib ed abemaciclib. Seppure considerati simili, questi farmaci presentano differente funzione chimica, diversa potenza nella inibizione di CDK4/6, nonché diverso spettro di tossicità. Abbiamo dati solidi e consistenti sull’utilizzo di CDK4/6 inhibitori provenienti da diversi studi clinici randomizzati condotti nel settingmetastatico per pazienti con tumore mammario HR-positivo/HER2-negativo. Sono farmaci di nuova introduzione approvati per il trattamento del carcinoma mammario ormonosensibile in fase avanzata, in associazione a un inibitore dell’aromatasi nelle pazienti in prima linea oppure a fulvestrant nelle pazienti già sottoposte a terapia ormonale. Gli effetti collaterali più comuni sono: abbassamento del livello dei globuli bianchi, in particolare dei neutrofili, che può rendere talvolta necessario un rinvio del trattamento; alterazione dei valori della funzionalità epatica; nausea, diarrea, stomatite; affaticamento, caduta dei capelli. Il sovrappeso, in particolar modo il grasso viscerale, contribuisce ad alimentare lo stato infiammatorio. I nemici maggiori per chi è in terapia a causa di un cancro, oltre al sovrappeso, sono i livelli elevati di insulina, di glucosio, di fattori legati all’infiammazione e di fattori di crescita, tutti elementi in cui l’alimentazione può avere un ruolo fondamentale. Molti studi evidenziano che uno squilibrio del metabolismo del glucosio, che provoca l’innalzamento delle concentrazioni dello zucchero nel sangue, è associato a un aumento del rischio di cancro della mammella. Questo perché le cellule cancerose (come accade per molti tumori solidi) sono caratterizzate da un’alta richiesta di glucosio e da un “fenotipo glicolitico” che consente di resistere a un ambiente povero di ossigeno (ipossico). Da ciò consegue che un ambiente ricco di glucosio favorisce la proliferazione delle cellule tumorali anche in presenza di livelli di ossigeno non ottimali. 250.000 donne ogni anno iniziano la terapia ormonale adiuvante con inibitori dell’aromatasi a seguito di un tumore al seno. 9 su 10 sono a conoscenza del legame tra questa terapia e l’osteoporosi, ma il 43% non viene trattato per prevenirla. Sale la preoccupazione per le donne più giovani: il 76% sfugge al trattamento per proteggere la salute dell’osso. La terapia di blocco ormonale induce una riduzione degli estrogeni che, oltre ad esercitare effetti positivi sul seno, accelera notevolmente il processo di distruzione dell’osso, aumentando di molto il rischio fratturativo delle pazienti. Infatti, anche AIOM e SIOMMMS hanno affrontato il problema, stilando e aggiornando le Linee Guida e raccomandando di iniziare una terapia per la fragilità ossea in concomitanza con l’inizio del trattamento con inibitori dell’aromatasi. La maggioranza delle fratture avviene a livello vertebrale. Si tratta di fratture molto frequenti e purtroppo spesso asintomatiche ma, al tempo stesso, facilmente rilevabili con una radiografia o semplicemente misurando l’altezza: il calo di un solo centimetro è fortemente indicativo e prognostico. Anche l’AIFA, con un recente aggiornamento della Nota 79 ha riconosciuto che il rischio di frattura delle donne in blocco ormonale adiuvante con inibitori dell’aromatasi è talmente alto da giustificare la rimborsabilità dei farmaci per la fragilità ossea sin dall’inizio della terapia antitumorale senza la necessità di esami specifici.

Programma scientifico